La tipologia architettonica a trullo o a tholoi , ovvero quegli edifici di pianta
pressocchè circolare costruiti in pietra a secco in aggetto, sono presenti in
motlissime zone della terra: in Siria, in Libia, in Sud Africa, nelle isole Canarie, in Spagna,
in Provenza, in Bretagna, in Irlanda, in Scozia, in Svezia, in Islanda, in Dalmazia, in Istria.
In Italia la ritroviamo, oltre che in Puglia, in Liguria, in Sardegna, a Pantelleria.
La diffusione di questa struttura, nelle le zone dell'Asia, dell'Africa e dell'Europa,
è testimonianza, oltre che effetto, dell'esistenza in queste aree di una civiltà
piuttosto unifrome le cui origini risalgono all'età della pietra. Questa origine
comune è provata anche da studi archeologici ed etimologici su
reperti ceramici, su monumenti megalitici ed ètimi comuni alle diverse zone.
Ovviamente la diffusione del tholoi in aggetto è stata possibile solo in quelle zone
dove sono state soddisfatte particolari condizioni geomorfologiche ed ambientali.
In Puglia tali condizioni sono legate innanzitutto l'abbondanza della materia prima,
la pietra calcarea che si ritrova un po' dappertutto, dotata di prticolari caratteristiche
meccaniche e fisiche che hanno favorito e facilitato questo tipo di costruzione.
E ciò è ancora più vero se si pensa alla necessità di
spietrare tali terreni per renderli idonei alla coltivazione, non soltando
ammonticchiando le pietre in cumuli al fine di ridurne l'ingombro, ma anche utilizzandole
sia per la costruzione di muretti a secco per la delimitazione delle proprietà, sia
per la costruzione di ripari (i trulli, appunto).
In Puglia il trullo è presente in tutte le zone della regione, (per la diffusione
vedere l'immagine a lato) assumendo però connotati e forme diverse, attribuibili da un
lato alle diverse caratteristiche dei materiali da costruzione locali, dall'altro alle
differenze socio-culturali che, come già detto, hanno avuto un peso notevole sullo
sviluppo del trullo.
Partendo dalla provincia di Foggia, dove si contano pochissimi trulli, ed entrando
in provincia di Bari si incontra una prima concentrazione nella zona compresa fra Barletta,
Ruvo e Bari. Anche nei comuni dell'entroterra barese se ne ritrovano, ma non in abbondanza.
Proseguendo verso Brindisi lungo le campagne comprese tra la costa e l'entroterra se ne riscontra
una certa diffusione, così come nell'entroterra a Sud-Ovest di Brindisi.
Tra Brindisi e Lecce si contano solo alcuni esempi isolati, per ritrovarne una notevole diffusione
lungo tutta la fascia costiera adriatica e ionica. La concentrazione dei trulli diminuisce
man mano che ci si sposta verso la parte centrale della penisola salentina e risalendo il litorale
ionico verso Taranto rimanendo, però pur sempre elevata.
Ma la zona che presenta la massima concentrazione di trulli e, contemporaneamente, la tipologia
più evoluta di questo tipo architettonico, è certamente la zona della
Murgia dei trulli (vedi immagine seguente).
Questo territorio a cavallo delle province di Bari, Brindisi e Taranto, comprendente i comuni di
Ceglie Messsapica, Martina Franca, Locorotondo, Cisternino, Alberobello, Noci, Putignano e Castellana,
è uno spettacolo unico al mondo. La valle d'Itria con i suoi vigneti ed oliveti, la
Selva di Fasano con i suoi boschi di pini e di quercie, sono ampiamente disseminati di trulli,
ora isolati, ora più vicini, con i loro muri bianchi di calce, i loro tetti bruni sui quali
spiccano il pinnacolo ed i simboli (magici e cristiani) tracciati col latte di calce.
E poi Alberobello, la "Capitale dei Trulli", che con i suoi due rioni, il Monti
e l'Aia Piccola , costituisce l'esempio più rappresentativo e pittoresco della
"cultura del trullo": solo qui infatti i trulli si ritrovano raggruppati a formare
un vero e proprio paese.
La spiegazione di questa particolarità sta nella storia stessa di Alberobello: nella
seconda metà del XVI secolo la zona di Alberobello cominciò a popolarsi di contadini.
I Conti di Conversano, dominatori di quel piccolo feudo, obbligarono i coloni a costruire le proprie
dimore a secco, in modo tale da poterle facilmente demolire nel caso di ispezione regia; tale obbligo
era, in pratica, una astuzia dei Conti per evitare il pagamento del tributo dovuto, secondo la
"Prammatica Baronibus", per il nuovo agglomerato urbano che si veniva a creare.
Nel 1797 a seguito delle proteste di un gruppo di cittadini di Alberobello, Re Ferdinando IV di Borbone
emanò un Decreto in base al quale il piccolo villaggio divenne libero dal giogo dei Conti di
Conversano. In quell'occasione venne eretta ad Alberobello la "Casa d'Amore", prima costruzione
in cui si fa uso di calce, malta e bolo.