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Domenica mattina del 16 Agosto 1620. Le campane della chiesa di San Domenico hanno un suono lugubre quasi presagendo l'imminenza di qualcosa di grave e irreparabile. Ben presto infatti giunge dal porto un giovane marinaio annunciando di aver avvistato una enorme flotta di navi turche, oltre cinquanta. Una guardia conferma l'arrivo di cinquantaquattro galee con oltre cinquemila uomini, giannizzeri molto pratici della della guerra. Gli abitanti terrorizzati scappano fuori dalle mura lasciando aperta la porta della città. Gli invasori mettono a ferro e a fuoco quanto incontrano sulla loro strada e catturano tutte le persone valide per venderle come schiavi. I vecchi, i malati e i bambini sono ferocemente uccisi; le case dei più ricchi saccheggiate, quelle dei poveri incendiate. Le chiese ed i conventi sono oggetto della violenza più cruda. Il 17 Agosto viene sferrato l'attacco decisivo al castello, debolmente difeso dal governatore Carafa. Ormai la resa è inevitabile. Il castello è consegnato a Pascià Alì, capo della flotta turca che all'alba del 19 Agosto leva le ancore e le galee turche salpano con un ingente bottino lasciando Manfredonia quale città più povera della Capitanata. |
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